Ex Istituto Salesiano "San Michele"

FOGLIZZO

Le origini del paese

La nascita di Foglizzo risale all'epoca imperiale romana, quando il villaggio era una tappa obbligata della Via Cursi, la strada lastricata più veloce diretta verso la Gallia. Il primo documento scritto che attesta l'esistenza di Foglizzo è dell'882, quando il borgo viene menzionato in un diploma di Carlo il Grosso come territorio appartenente ai possedimenti del vescovo di Vercelli. Nel medioevo acquistò importanza e divenne uno dei centri nevralgici del Canavese.

Il paese

Foglizzo fu sede di stanziamenti romani dell'epoca imperiale e divenne centro di notevole importanza nel primo medioevo. Nel paese passava la "Via Cursi" : la più veloce direttrice verso la Gallia (attuale Francia). Dal secolo XII appartenne ai Conti di Biandrate grazie a Guido Il Grande, comandante delle truppe di Federico Barbarossa, che l'ottenne in dote assieme a tutto il territorio della Sylva Fullicia per il matrimonio con Isabella del Monferrato. Foglizzo rimase indipendente fino al 1326, quindi divenne vassallo dei Marchesi di Monferrato ed infine, nel 1631 con il trattato di Cherasco, entrò a far parte del territorio sabaudo sotto il dominio di Vittorio Amedeo I. Nel 1916 morì a Torino, Luigi, l'ultimo dei Conti dei Biandrate del ramo di Foglizzo, e nel 1958 morì a Torino l'ultima contessa dei Biandrate Maria Luisa. Con la morte di quest'ultima contessa la famiglia dei Biandrate fu completamente estinta. Particolare importanza riveste la fondazione della Parrocchia avvenuta nel 1238 da parte della contessa Isabella, vedova del Conte Alberto che, con il consenso del vescovo di Ivrea e di quel capitolo, donò la chiesa di Foglizzo ai canonici di San Egidio di Verrès.

Attualmente sede di aziende agricole ed attività terziarie, sino al ‘45 a Foglizzo si coltivava e si lavorava la canapa, da cui prende il nome il Canavese. Foglizzo era anche famosa per la coltivazione della saggina e la successiva lavorazione per la produzione delle scope, che venivano esportate in tutto il Piemonte e nella vicina Francia e la cui produzione rappresentava una fonte di reddito per buona parte delle popolazione.

Arrivano i salesiani...

Cento anni fa Don Bosco inaugurava la prima casa salesiana di Foglizzo. Valdocco infatti a quel tempo non era più in grado di contenere gli iscritti ai vari corsi dell'aspirantato, del noviziato e dello studentato filosofico e teologico. Così nel 1879 i novizi erano a San Benigno Canavese, dove era già piazzata qualche scuola professionale; anni più tardi, tuttavia, continuando a crescere di numero, si videro costretti a traslocare ancora una volta. Il 14 ottobre 1886, 75 novizi guidati da don Giulio Barberis e da don Eugenio Bianchi si trasferirono a piedi fino a Foglizzo, arrivando, dopo una marcia di sette chilometri, al palazzo dei conti Ceresa di Bonvillaret, che poteva ospitare senza troppe comodità un centinaio di persone. Tra quei ragazzi c'era anche Andrea Beltrami.

... E don Bosco

Il 20 ottobre il Capitolo Superiore, su proposta di don Barberis, decise di intitolare la casa a San Michele Arcangelo, in onore di don Rua, che era stato da poco nominato vicario di don Bosco. La data dell'inaugurazione veniva fissata per il 4 novembre, il giorno di San Carlo Borromeo. Giunto in treno fino a Montanaro, don Bosco arrivò a Foglizzo in carrozza inseguito da turbe di ragazzi festanti che lo salutavano correndo a perdifiato. Leggiamo in una cronaca- di quei giorni la gioia dei salesiani e dei foglizzesi in quel frangente: «Arriva Don Bosco da Montanaro. La popolazione gli va incontro per la strada! La musica, il Municipio col Sindaco lo ricevono all'entrata del paese. Il Sindaco circondato dalla giunta municipale lesse, a capo scoperto, un discorsetto nel quale si compiaceva di accogliere "un sì grand'uomo nel suo tanto piccolo paese". Don Bosco è poi condotto in trionfo fino alla nostra casa. Molti parroci dei paesi intorno convengono anche a vederlo. Noi lo riceviamo nel cortile! Nostra gioia! Sono dei più bei giorni di nostra vita! Don Bosco è visibilmente commosso ».

Nello stesso giorno don Bosco benedisse la cappella dell'Istituto, più povera che sobria, e vestì dell'abito chiericale 80 giovani aspiranti. Uscendo dalla cappella i nuovi chierici si diressero verso il cortile portando ciascuno la propria sedia. Di fronte alla meraviglia di don Bosco, il Direttore don Bianchi spiegò come in tutta la casa non ci fosse che una sola sedia per ognuno e che dunque i novizi dovevano portarsela dietro ora in cappella, ora nello studio, ora nel refettorio, ora in camera. A questa motivazione, don Bosco non poté trattenere un sorriso e disse: «Oh, così mi piace! Questa Casa comincia bene».

Don Bosco sarebbe dovuto ritornare l'anno successivo, il 20 ottobre del 1887, per dare la veste ad altri 94 aspiranti. Nel ripartire per Torino ripeteva a don Rua: «Un altr'anno io non verrò più; verrai tu a fare questa funzione». E accadde proprio così.

L'Oratorio

La «cronaca della casa di Foglizzo» c'informa che don Bosco «era animato dalle più sincere intenzioni di fare per i giovanetti del luogo il maggior bene»: d'altronde la nascita dell'Oratorio possiamo situarla nello stesso giorno del suo arrivo a Foglizzo con quella corsa allegra e festosa dei ragazzi del paese a inseguire l'impolverato calesse che giungeva da Montanaro. Fu però don Luigi Olivares, il futuro vescovo di Sutri e Nepi, a fondare nei primi anni del nuovo secolo un Oratorio vero e proprio, che, grazie a don Giovanni Aimerìto, poté trasformarsi da festivo in quotidiano per le attività serali di scuola, per il canto, la ginnastica e le recite teatrali.

Dal 1919 l'Oratorio ebbe anche la sua squadra di calcio: erano infatti giunti a «San Michele» a frequentare lo studentato teologico dei chierici latino-americani, invidiabili stilisti del pallone. Era Direttore don Eusebio Vismara, assai sensibile al mondo degli exallievi, da poco sorto a Foglizzo: tra gli oratoriani spiccava un certo Michele Arduino, ancora ignaro di dovers sbarcare un giorno a Shu-Chow come vescovo.

Nasce invece nel 1937 quella che sarà la celebre banda musicale dell'Oratorio foglizzese, mentre è del '45 l'inaugurazione della prima sala cinematografica, caparbiamente voluta da don Gera per stare al passo coi tempi, considerando il teatro una forma di svago non più sufficiente per i ragazzi. Nel 1962 sorge il nuovo campo sportivo: prenderà il posto del vecchio frutteto attraversato dal torrente Denoglia.

Dalle bellezze guerriere alla «universale carità»

«Di una ruralità assoluta, Foglizzo è un borgo cristiano carico di storia romana e sabauda, fiero di casate gentilizie e non senza fascini di artistiche bellezze e guerriere. Il basso Canavese qui è ampio e verde di prati e di boschi. La popolazione è di circa tremila anime. Le nascite superano i morti. E i bambini sono floridi e cicciosi. Paion fatti di burro e di rosa. Ci sono contadinotte prodigiose per la bellezza sincera, di forme statuarie e di colori schietti».

Così si presenta Foglizzo in un articolo scovato nella Gazzetta del Popolo del 9 agosto 1931, in cui è facile, fin troppo, estrapolare i miti e i valori di un tempo ormai lontano.

Eppure nello stesso periodo, siamo nel 1934, leggendo i voti di un congresso celebrato dai chierici di Foglizzo in occasione dell'Anno Santo Salesiano, abbiamo modo di scorgere uno stile diverso e non solo per quel che concerne il fatto linguistico: gl'iscritti allo studentato filosofico s'impegnano ad «aver particolare carità per i giovani più poveri e più trascurati dalle famiglie», ad «accogliere con premura cordiale ogni ospite» e «a fare maggior bene», «senza distinzione», all'insegna di una «universale carità».

Le trasformazioni dell'Istituto

«San Michele» era nato nel 1886 come noviziato: già nel 1904 subì un parziale rinnovamento con don Rua che volle aggiungervi uno studentato teologico internazionale. In questo modo i chierici più meritevoli di tutto il mondo salesiano potevano compiere i loro studi nella terra di don Bosco. Tale convivenza tuttavia fu possibile solo per qualche anno e nel 1912 i novizi dovettero trasferirsi a Ivrea. Nel 1924 la Casa si trasformò provvisoriamente in un aspirantato per giovani studenti e artigiani mentre i teologi si stabilivano a Torino-Crocetta. Ma nel 1930 a Foglizzo ritornarono i chierici, provenienti questa volta dallo studentato di Valsalice e per un quarantennio la Casa e il paese si arricchirono di questa dinamica presenza giovanile impegnata nello studio, nel lavoro e nell'Oratorio. La grave crisi vocazionale degli anni '70 condusse all'ennesima trasformazione dell'Istituto che nel 1973 sostituì i chierici con i vivacissimi ragazzi della scuola elementare di Montalenghe: ad essi si aggiunse, infine, un pensionato per i giovani, di preferenza poveri, delle scuole medie.

Le figure di Foglizzo

Come abbiamo già ricordato don Andrea Beltrami in quel 14 ottobre del 1886 era tra i primi 75 novizi che giunsero a Foglizzo: a piedi, da San Benigno. Nello stesso Istituto mons. Luigi Versiglia fu prima novizio e poi sacerdote, assistente e insegnante di filosofia, «lavoratore indefesso, martello ovattato», che «esigeva precedendo con l'esempio»: così viene ricordato il martire della Cina. Anche don Caravario passò, più tardi, il noviziato a Foglizzo. Mons. Michele Arduino e il vescovo di Vigevano Luigi Barbero, invece, sono proprio nativi di questa cittadina del basso Canavese e, a loro tempo, furono exallievi di quell'Oratorio. Di casa era anche mons. Luigi Olivares, direttore dell'Oratorio dal 1905 al 1910. Infine passarono per Foglizzo, oltre a tutti i successori di don Bosco, don Cimatti, don Variara, il cardinal Cagliero, mons. Fagnano, l'arcivescovo di Madras Mathias, mons. Piani, il vescovo di Shu-Chow Canazei e altri ancora. Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice ricordiamo la prima direttrice Sr. Adele Sanelli, giunta a Foglizzo nel 1920, tra gli exallievi il Presidente Garzino (1905-1920), tra i cooperatori, sorti nel 1955, la maestra Teresa Novara, tra i coadiutori Rocco Barone e tra le Suore dell'Immacolata di Ivrea, provenienti da Foglizzo, Sr. Carla Lucia Romana.

Oggi e domani

I salesiani di «San Michele» festeggiano oggi il centenario con tutti i foglizzesi senza chiassi trionfalistici. Si sono uniti alle parole di don Egidio Viganò quando ha affermato: «Don Bosco non ha suonato la banda per ingannare il volgo, ma per far vedere che i buoni esistono... e per ricordare, soprattutto ai giovani, che il bene è più forte del male». Con questo spirito i salesiani di Foglizzo celebrano la propria storia rammentando che solo «chi è conscio del proprio passato, è in grado di progettare il futuro».

2 parole tra noi!!

I ricordi dell'Istituto "SanMichele" si inseriscono in un epoca me cara, quello degli anni 70/80 , che negli ultimi anni ho pensato maggiormente. Comunicare le proprie esperienze e i propri percorsi di vita, cercare un confronto con gli altri sulla base delle piccole grandi vicende quotidiane, rappresenta forse un modo per aggirare, se non eliminare, l'individualismo e la solitudine da cui tutti noi, inseriti in un mondo vorace e frettoloso, ci sentiamo insidiati. Quando poi la comunicazione avviene, come in questo caso, affidandosi a un una rete, che mira a riprodurre la realtà così com'è, senza tuttavia togliere a stati d'animo ed emozioni quel tanto di sorpresa e di franchezza che li accompagna al loro nascere, la lettura è ancora più piacevole.- Siamo tra il 1886 e il 1997 ( ben 111 anni)- anche se sembra passato un millenio. Un luogo, il collegio, ormai sconosciuto alla maggior parte dei giovani che hanno vissuto in queste mura. Qui si snodano, con pacata serenità, le annotazioni del giovane allievo convittore: la stanchezza per il lavoro agricolo dei collaboratori, l'entusiasmo per le scoperte intellettuali e professionali, la nostalgia per la lontana agregazione giovanile, le chiacchiere con amici e i confronti-scontri con i professori, la riflessione per gli echi della contestazione che nel paesino di Foglizzo arrivavano come attutiti e distanti, tutto confluisce in pagine dalle quali emerge il genuino entusiasmo del giovane e, la pensosa nostalgia dell'uomo fatto.

Mula Marino

 

 

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