Ex Istituto Salesiano "San Michele"

Lettera del Rettor Maggiore "Don Egidio Viganò

roma,24 settembre 1985

________________________________________________

Al Reverendo Don Pietro Ponzo - Istituto Salesiano - Foglizzo

Caro Direttore,

è per me un piacere, e anche un dovere di exallievo, inviare la mia adesione alla celebrazione centenaria della nostra Opera di Foglizzo.E' una casa ricca di memorie dei primi tempi della Congregazione.Don bosco stesso fu presente alla sua inagurazione il 4 novembre(era un'antica rimessa di casa Conti Ceresa di Bonvillaret ),e vestire dell'abito chiericale settantacinque giovani, tra i quali Don Andrea Beltrami, oggi venerabile.Il nostro buon padre ritornò a foglizzo ancora per la vestizione degli iscritti il 20 ottobre 1887 alcuni mes prima della sua santa morte.

La casa fu intitolata a San Michele Arcangelo per onorare Don Rua, ora beato che aveva appena assunto l'alto ufficio di vicario generale di Don Bosco.Quale casa di formazione Foglizzo - ricordiamo Don Giulio Barberis con i primi ascritti - ha visto passare tra le sue mura centinaia e centinaia di giovani confratelli che hanno riempito il mondo con l'etusiasmo apostolico dello spirito salesiano

Tra i benefattori della prima ora piace ricordare il Venerabile Principe Augusto Czartoryski, che pensò a pagare la manifattura per le vesti dei novizi, e il Conte Colle, che aveva provveduto al panno.Dopo tanti anni di fecondo servizio nella formazione dei giovani confratelli, nel quadro di ristrutturazione delle varie opere esigito dai profondi cambiamenti socioculturali, anche la casa di Foglizzo, dal 1973 ha cambiato fisionomia. Porta, però, sempre con sè la benedizione di Don Bosco e l'impegno di realizzare un aspetto importante della sua missione. Faccio voti che l'Istituto San Michele abbia a crescere sempre nell'amore al Santo fondatore e a realizzare con esperienza l'ardore del <<da mihi animas>> tra i giovani tanto cari al cuore salesiano. La Vergine Ausiliatrice interceda e aiuti.

Cordiali Saluti con affetto e gratitudine Don Egidio Viganò

 

Il centenario di Foglizzo

La singolare storia di una casa salesiana che fra le sue mura ha visto passare servi di Dio, beati e santi.Con un diploma del 1019 Ottone Guglielmo conte di Borgogna, ricco discendente dei marchesi d'Ivrea, donava una «sylvam quae dicitur Fulliciam et Fluvium Orcum» alla finitima Abbazia di San Benigno di Fruttuaria: si trattava di una verde e amena località destinata a provvedere il «fogliame» per la pastura delle greggi. Il conte forse non ricordava che qualche decennio prima, nell'882, un documento imperiale aveva definito lo stesso luogo con un nome diverso, «Fulgitium», un termine derivante dal latino fulgere, a indicare la lucentezza dei bianchi pioppeti disposti a corona intorno alla «sylvam fulliciam». È Foglizzo, una cittadina del basso Canavese a 25 chilometri da Torino, che nella sua lunga storia vanta altri nomi, come «Fulvitium» dal color fulvo della selva, e altri padroni, come i conti di Biandrate, i marchesi del Monferrato, i duchi di Mantova e infine i Savoia, prima di essere italiana.

Arrivano i salesiani...

Cento anni fa Don Bosco inaugurava la prima casa salesiana di Foglizzo. Valdocco infatti a quel tempo non era più in grado di contenere gli iscritti ai vari corsi dell'aspirantato, del noviziato e dello studentato filosofico e teologico. Così nel 1879 i novizi erano a San Benigno Canavese, dove era già piazzata qualche scuola professionale; anni più tardi, tuttavia, continuando a crescere di numero, si videro costretti a traslocare ancora una volta. Il 14 ottobre 1886, 75 novizi guidati da don Giulio Barberis e da don Eugenio Bianchi si trasferirono a piedi fino a Foglizzo, arrivando, dopo una marcia di sette chilometri, al palazzo dei conti Ceresa di Bonvillaret, che poteva ospitare senza troppe comodità un centinaio di persone. Tra quei ragazzi c'era anche Andrea Beltrami.

... E don Bosco

Il 20 ottobre il Capitolo Superiore, su proposta di don Barberis, decise di intitolare la casa a San Michele Arcangelo, in onore di don Rua, che era stato da poco nominato vicario di don Bosco. La data dell'inaugurazione veniva fissata per il 4 novembre, il giorno di San Carlo Borromeo. Giunto in treno fino a Montanaro, don Bosco arrivò a Foglizzo in carrozza inseguito da turbe di ragazzi festanti che lo salutavano correndo a perdifiato. Leggiamo in una cronaca- di quei giorni la gioia dei salesiani e dei foglizzesi in quel frangente: «Arriva Don Bosco da Montanaro. La popolazione gli va incontro per la strada! La musica, il Municipio col Sindaco lo ricevono all'entrata del paese. Il Sindaco circondato dalla giunta municipale lesse, a capo scoperto, un discorsetto nel quale si compiaceva di accogliere "un sì grand'uomo nel suo tanto piccolo paese". Don Bosco è poi condotto in trionfo fino alla nostra casa. Molti parroci dei paesi intorno convengono anche a vederlo. Noi lo riceviamo nel cortile! Nostra gioia! Sono dei più bei giorni di nostra vita! Don Bosco è visibilmente commosso ».

 

Nello stesso giorno don Bosco benedisse la cappella dell'Istituto, più povera che sobria, e vestì dell'abito chiericale 80 giovani aspiranti. Uscendo dalla cappella i nuovi chierici si diressero verso il cortile portando ciascuno la propria sedia. Di fronte alla meraviglia di don Bosco, il Direttore don Bianchi spiegò come in tutta la casa non ci fosse che una sola sedia per ognuno e che dunque i novizi dovevano portarsela dietro ora in cappella, ora nello studio, ora nel refettorio, ora in camera. A questa motivazione, don Bosco non poté trattenere un sorriso e disse: «Oh, così mi piace! Questa Casa comincia bene».

Don Bosco sarebbe dovuto ritornare l'anno successivo, il 20 ottobre del 1887, per dare la veste ad altri 94 aspiranti. Nel ripartire per Torino ripeteva a don Rua: «Un altr'anno io non verrò più; verrai tu a fare questa funzione». E accadde proprio così.

L'Oratorio

La «cronaca della casa di Foglizzo» c'informa che don Bosco «era animato dalle più sincere intenzioni di fare per i giovanetti del luogo il maggior bene»: d'altronde la nascita dell'Oratorio possiamo situarla nello stesso giorno del suo arrivo a Foglizzo con quella corsa allegra e festosa dei ragazzi del paese a inseguire l'impolverato calesse che giungeva da Montanaro. Fu però don Luigi Olivares, il futuro vescovo di Sutri e Nepi, a fondare nei primi anni del nuovo secolo un Oratorio vero e proprio, che, grazie a don Giovanni Aimerìto, poté trasformarsi da festivo in quotidiano per le attività serali di scuola, per il canto, la ginnastica e le recite teatrali.

Dal 1919 l'Oratorio ebbe anche la sua squadra di calcio: erano infatti giunti a «San Michele» a frequentare lo studentato teologico dei chierici latino-americani, invidiabili stilisti del pallone. Era Direttore don Eusebio Vismara, assai sensibile al mondo degli exallievi, da poco sorto a Foglizzo: tra gli oratoriani spiccava un certo Michele Arduino, ancora ignaro di dovers sbarcare un giorno a Shu-Chow come vescovo.

Nasce invece nel 1937 quella che sarà la celebre banda musicale dell'Oratorio foglizzese, mentre è del '45 l'inaugurazione della prima sala cinematografica, caparbiamente voluta da don Gera per stare al passo coi tempi, considerando il teatro una forma di svago non più sufficiente per i ragazzi. Nel 1962 sorge il nuovo campo sportivo: prenderà il posto del vecchio frutteto attraversato dal torrente Denoglia.

Dalle bellezze guerriere alla «universale carità»

«Di una ruralità assoluta, Foglizzo è un borgo cristiano carico di storia romana e sabauda, fiero di casate gentilizie e non senza fascini di artistiche bellezze e guerriere. Il basso Canavese qui è ampio e verde di prati e di boschi. La popolazione è di circa tremila anime. Le nascite superano i morti. E i bambini sono floridi e cicciosi. Paion fatti di burro e di rosa. Ci sono contadinotte prodigiose per la bellezza sincera, di forme statuarie e di colori schietti».

Così si presenta Foglizzo in un articolo scovato nella Gazzetta del Popolo del 9 agosto 1931, in cui è facile, fin troppo, estrapolare i miti e i valori di un tempo ormai lontano.

Eppure nello stesso periodo, siamo nel 1934, leggendo i voti di un congresso celebrato dai chierici di Foglizzo in occasione dell'Anno Santo Salesiano, abbiamo modo di scorgere uno stile diverso e non solo per quel che concerne il fatto linguistico: gl'iscritti allo studentato filosofico s'impegnano ad «aver particolare carità per i giovani più poveri e più trascurati dalle famiglie», ad «accogliere con premura cordiale ogni ospite» e «a fare maggior bene», «senza distinzione», all'insegna di una «universale carità».

Le trasformazioni dell'Istituto

«San Michele» era nato nel 1886 come noviziato: già nel 1904 subì un parziale rinnovamento con don Rua che volle aggiungervi uno studentato teologico internazionale. In questo modo i chierici più meritevoli di tutto il mondo salesiano potevano compiere i loro studi nella terra di don Bosco. Tale convivenza tuttavia fu possibile solo per qualche anno e nel 1912 i novizi dovettero trasferirsi a Ivrea. Nel 1924 la Casa si trasformò provvisoriamente in un aspirantato per giovani studenti e artigiani mentre i teologi si stabilivano a Torino-Crocetta. Ma nel 1930 a Foglizzo ritornarono i chierici, provenienti questa volta dallo studentato di Valsalice e per un quarantennio la Casa e il paese si arricchirono di questa dinamica presenza giovanile impegnata nello studio, nel lavoro e nell'Oratorio. La grave crisi vocazionale degli anni '70 condusse all'ennesima trasformazione dell'Istituto che nel 1973 sostituì i chierici con i vivacissimi ragazzi della scuola elementare di Montalenghe: ad essi si aggiunse, infine, un pensionato per i giovani, di preferenza poveri, delle scuole medie.

Le figure di Foglizzo

Come abbiamo già ricordato don Andrea Beltrami in quel 14 ottobre del 1886 era tra i primi 75 novizi che giunsero a Foglizzo: a piedi, da San Benigno. Nello stesso Istituto mons. Luigi Versiglia fu prima novizio e poi sacerdote, assistente e insegnante di filosofia, «lavoratore indefesso, martello ovattato», che «esigeva precedendo con l'esempio»: così viene ricordato il martire della Cina. Anche don Caravario passò, più tardi, il noviziato a Foglizzo. Mons. Michele Arduino e il vescovo di Vigevano Luigi Barbero, invece, sono proprio nativi di questa cittadina del basso Canavese e, a loro tempo, furono exallievi di quell'Oratorio. Di casa era anche mons. Luigi Olivares, direttore dell'Oratorio dal 1905 al 1910. Infine passarono per Foglizzo, oltre a tutti i successori di don Bosco, don Cimatti, don Variara, il cardinal Cagliero, mons. Fagnano, l'arcivescovo di Madras Mathias, mons. Piani, il vescovo di Shu-Chow Canazei e altri ancora. Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice ricordiamo la prima direttrice Sr. Adele Sanelli, giunta a Foglizzo nel 1920, tra gli exallievi il Presidente Garzino (1905-1920), tra i cooperatori, sorti nel 1955, la maestra Teresa Novara, tra i coadiutori Rocco Barone e tra le Suore dell'Immacolata di Ivrea, provenienti da Foglizzo, Sr. Carla Lucia Romana.

Oggi e domani

I salesiani di «San Michele» festeggiano oggi il centenario con tutti i foglizzesi senza chiassi trionfalistici. Si sono uniti alle parole di don Egidio Viganò quando ha affermato: «Don Bosco non ha suonato la banda per ingannare il volgo, ma per far vedere che i buoni esistono... e per ricordare, soprattutto ai giovani, che il bene è più forte del male». Con questo spirito i salesiani di Foglizzo celebrano la propria storia rammentando che solo «chi è conscio del proprio passato, è in grado di progettare il futuro».

 

 

 

Contatori visite gratuiti
note legali| ©2008 mula Marino