Ex Istituto Salesiano "San Michele"

 

DA NOVIZIATO A STUDENTATO TEOLOGICO E FILOSOFICO

Non soltanto il crescente crescente numero dei chierici consigliava di separare gli ascritti dai professi, ma tale separazione era imposta anche dalle esigenze canoniche. Al Capitolo Generale nella seduta pomeridiana del 2 settembre Don Bosco aveva ricordato come, allorchè fra Pio IX e il Segretario dei Vescovi e Regolari si trattava dell'approvazione delle Regole, si fosse parlato della necessità di dividere i novizi dagli studenti e gli studenti dai soci. Avere egli in tale circostanza fatto semplicemente osservare che c'era ancora bisogno di case, di persone, di novizi, di tutto; al che esserglisi risposto dal Papa. - Andate e fate come potete. Quindi il Santo proseguì conchiudendo: - Ora a misura che si può, si venga a queste divisioni, che sono indicate come utili e necessarie.Egli avrebbe potuto dire di più, che cioè in vista di tale separazione si stava già allestendo un edifizio apposito. Infatti a Foglizzo, cospicuo comune rurale distante sei chilometri da S. Benigno, aveva acquistato dai conti Ceresa di Bonvillaret un palazzo con le sue adiacenze, che mediante adattamenti poteva contenere, certo senza troppe comodità, anzi con non pochi nè piccoli disagi, un centinaio di persone; ma non credette bene in quel momento parlarne, probabilmente perchè non aveva ancora deciso se mandarvi i chierici professi ovvero i novizi. Argomentiamo così da quanto aveva detto in agosto a chi, nell'urgenza di conoscere la destinazione della nuova casa per aver agio di provvedere con risparmio i materiali occorrenti alle modificazioni da introdurvi, aveva risposto: - Lasciamo stare per ora; aspettiamo la festa della Presentazione di Maria Vergine al tempio. Allora il Signore e la Madonna ci ispireranno il da farsi. - Quella festa cade al 21 novembre. Forse era sua abitudine aspettare nelle feste della Madonna lumi speciali dal Cielo. Non indugiò tuttavia fino a quella data per risolvere; poichè Don Barberis accompagnò gli ascritti nella nuova sede il 14 ottobre. Per lo studentato filosofico la Provvidenza destinava, come vedremo, il collegio di Valsalice.Quando i novizi ne presero possesso, la casa non aveva ancora ricevuto la sua denominazione e il suo santo protettore. Solo ai 20 di ottobre il Capitolo Superiore, su proposta di Don Barberis, deliberò d'intitolarla a S. Michele Arcangelo. I verbali non aggiungono altro; ma quella deliberazione dovette essere ispirata dal desiderio di onorare così il Vicario di Don Bosco, dedicando al suo Santo la prima casa, e casa sì importante, aperta in Italia dopo la sua designazione all'alto ufficio.La cerimonia della solenne inaugurazione, fissata al 4 novembre, fu rallegrata dalla presenza di Don Bosco. Egli partì dall'Oratorio in compagnia di Don Rua e di Don Viglietti. Viaggiò in treno fino a Montanaro, la cui stazione dista circa cinque chilometri da Foglizzo. Là gli era venuta incontro in massa tutta la popolazione, preceduta dal clero locale e viciniore. Uno sciame di ragazzi gli si affollò intorno ed egli scherzava con loro, invitandoli tutti all'oratorio. Quando montò in carrozza e il cavallo si mise al trotto, quei fanciulli, con i loro zoccoli in mano o sotto il braccio, si diedero a correre dietro, e corsero finchè non vennero loro meno le forze.A mezzo cammino ecco i ragazzi di Foglizzo che lo attendevano agglomerati ai due margini dello stradone; anch'essi a piedi nudi accompagnarono, di gran corsa la vettura fino all'ingresso del paese, senza curarsi dei sassi franti che formavano uno strato scaglioso sotto le loro tenere piante. Gli abitanti del paese stavano ammassati qua e là da dove cominciavano le case fino alla chiesa parrocchiale. Alle prime case la vettura si fermò. Tosto si fece innanzi il Sindaco circondato dalla Giunta municipale e lesse a capo scoperto un suo discorsetto, nel quale si compiaceva della fortuna di poter accogliere un sì grand'uomo nel suo tanto piccolo paese. Udita la lettura, Doti Bosco lo invitò a sedergli allato; si procedette così a lento passo, dietro la banda musicale, per la via grande fra gli applausi di tutta la popolazione. Il festoso tintinnio delle campane e lo scoppio fragoroso di mortaretti aggiungevano quel che di stravolgente che nelle grandi occasioni manda in delirio i buoni terrazzani. “ È poi impossibile, riferiva l'Eporediese del 10, descrivere la gioia entusiastica, che la vista di Don Bosco destò negli ottanta giovanetti già raccolti in questa casa e nei degni lor superiori. Chi scrive queste linee vide egli stesso personaggi ragguardevoli, già attempati, piangere a tale spettacolo per viva commozione e farsi anch'essi un onore ed una premura di baciar le mani all'Uomo di Dio. Era infatti una tenerezza il veder Don Bosco sorretto e quasi portato di peso dai suoi Salesiani, mentre dal suo stabilimento recavasi alla casa parrocchiale, e rispondente ad ogni istante a chiunque gli volesse parlare, fosse un ragazzo od un adulto, un povero od un signore, almeno con uno sguardo o un sorriso. Il buon Prete non si regge più sulle sue gambe; epperò naturalmente si mostra un po' stanco: ma in tutto il resto è sempre giovane: faccia ridente, fronte serena, occhi vivaci e scintillanti, mente chiara, memoria tenace, conversazione amena; è amabilissimo. Appena i capelli cominciano a inargentarsi un poco ”.Il prevosto Don Ottino offerse il pranzo nella canonica, invitando oltre alle autorità municipali anche i parroci dei dintorni. Rispondendo ai brindisi dei commensali Don Bosco dichiarò fra l'altro che, venendo a fondare una sua casa a Foglizzo, era animato dalle più sincere intenzioni di fare per i giovanetti del luogo il maggior belle possibile. Questo disse con speciale riferimento alle parole di un sacerdote che aveva ricordato d'averlo visto tanti anni avanti attorniato da poche dozzine di ragazzi e con nessun altro aiutante all'infuori di sua madre, la quale faceva da cuoca, da cameriera, da custode, insomma un po' di tutto, mentre allora quei ragazzi eran divenuti legione e i suoi coadiutori si moltiplicavano ogni anno più nel vecchio e nel nuovo continente.Nel pomeriggio Doli Bosco passò un paio d'ore fra i suoi ascritti. Prima benedisse la loro cappella: cappella decente, ma povera; basti dire che era l'antica rimessa. Poi vestì dell'abito chiericale un centinaio di giovani, in mezzo ai quali spiccava nell'abituale suo umile atteggiamento il Servo di Dio Andrea Beltrami. Al termine della funzione si assistette ad una curiosa scena. Tutti i novelli chierici, uscendo dal sacro luogo, sfilavano attraverso al cortile, recando ognuno la sua sedia. Fu una sorpresa anche per Don Bosco, il quale domandò al direttore Don Bianchi la spiegazione del fatto. Questi gli rispose non esservi che una sola sedia per ciascuno in tutta la casa e doversela quindi i chierici portare seco in cappella, in istudio, in refettorio, in camera. Il Santo disse sorridendo: - Oh così mi piace! Questa casa incomincia bene.Il Servo di Dio, come abbiamo riferito altrove, aveva detto un giorno: - Don Barberis ha compreso bene Don Bosco. Per questo motivo Don Barberis fu da lui preposto ai novizi nell'Oratorio e a S. Benigno, sicchè divenne il Maestro ideale dei novizi salesiani. Affinchè dunque nel nuovo noviziato l'educazione religiosa fosse continuata a dovere, Don Bosco volle che Don Barberis ne tenesse l'alta direzione. La casa venne affidata a Don Bianchi, che per parecchi anni era stato a S. Benigno coadiutore fedele del Maestro e meritava tutta la fiducia; ma per conservarvi integro lo spirito voluto dal Fondatore, Don Barberis vi si recava il più sovente possibile, non mancandovi mai soprattutto nei mensili esercizi della buona morte.Il Santo ripigliò la via del ritorno nel pomeriggio del 5 fra le dimostrazioni più cordiali dei Foglizzesi e dei Montanaresi, ai quali ultimi, convenuti sulla piazza, dovette dare la sua benedizione. Della vestizione fatta rese conto, appena rientrato nell'Oratorio, alla signora Teodolinda Pilati di Bologna, come le aveva promesso prima di partire .Ill.ma Signora, Sono di ritorno dalla funzione di Foglizzo. Ho benedetto l'abito a cento dieci leviti, che si aggiunsero alla schiera di altri circa 500 che tutti si preparano a fine di recarsi a lavorare fra i selvaggi. Li raccomando tutti alla carità sua e a quella della Sig. sua sorella affinchè crescano nella scienza e santità e così possano guadagnare molte anime al cielo. Non solo fo di tutto buon grado la novena che piamente desidera, ma è mia ferma intenzione di fare ogni mattino un memento speciale nella Santa Messa a sua intenzione e per tutte quelle cose che formano oggetto della sua carità e che sono tutte dirette ai vari bisogni di Santa Chiesa. Dio benedica Lei, i suoi parenti ed amici, e compatisca questo povero vecchio e semicieco che le sarà sempre in Gesù e Maria

Foto di Gruppo 1895

All'inizio del secolo XX si può già parlare di un primo abbozzo di costituzione di un centro accademico salesiano. Per offrire un'adeguata preparazione teologica ai giovani salesiani il beato Michele Rua , primo successore di san Giovanni Bosco , aveva dato avvio ad alcuni Studentati Teologici Salesiani. In particolare quello internazionale di Foglizzo , in diocesi di Ivrea , nel 1913/14 aveva ottenuto dalla Santa Sede l'autorizzazione a conferire i gradi accademici del Baccalaureato e della Licenza in Sacra Teologia . Ma lo scoppio della prima guerra mondiale disperse gli studenti e costrinse alla soppressione della struttura, con la conseguente decadenza della concessione vaticana.

Il primo Studentato teologico della Società Salesiana , aperto nel 1904 a Foglizzo Canavese, nel 1923 fu trasferito a Torino (nel quartiere della Crocetta) col nome di Istituto Internazionale Don Bosco. Fin dal 1912 ebbe dalla Santa Sede la facoltà di conferire i gradi accademici del Baccalaureato e della Licenza. Nel 1940 la Sacra Congregazione per i Seminari e le Università degli Studi erigeva in Torino il Pontificio Ateneo Salesiano con le Facoltà di Teologia, di Diritto Canonico e di Filosofia: le prime due presso l'Istituto Internazionale Don Bosco, la terza - cui nel 1956 si aggiunse l'Istituto Superiore di Scienze dell'Educazione - presso l'Istituto Rebaudengo.

CENNI STORICI

Un primo abbozzo di costituzione di un centro accademico che contribuisca alla crescita culturale e alla formazione di giovani provenienti da ogni parte del mondo , collaborando all'impegno della Chiesa di preparare nuovi apostoli che annuncino e testimonino nella società e nel mondo del lavoro il messaggio della Buona Novella cristiana, va trovato già all'inizio del secolo ventesimo.Per offrire un'adeguata preparazione teologica ai giovani salesiani , il Beato Michele Rua, primo successore di San Giovanni Bosco, aveva dato avvio ad alcuni Studentati Teologici Salesiani. Quello internazionale di Foglizzo, in diocesi di Ivrea, nel 1913–14 aveva ottenuto dalla Santa Sede l'autorizzazione a conferire i gradi accademici del Baccalaureato e della Licenza in Sacra Teologia. Ma lo scoppio della prima guerra mondiale disperse gli studenti e costrinse alla soppressione della struttura, con la conseguente decadenza della concessione vaticana. Al ritorno della pace, il Beato Filippo Rinaldi, terzo successore del Fondatore, decise di trasferire lo Studentato a Torino. In quegli anni l'incremento dell'Opera salesiana, e la conseguente necessità di avere insegnanti in grado di impartire nelle numerose case di studio l'insegnamento delle discipline ecclesiastiche, spingeva i Superiori a inviare numerosi giovani confratelli nelle Università Ecclesiastiche romane. Nell'anno della canonizzazione di Don Bosco (1934), gli studenti presenti nella capitale italiana era circa 150.

Cruppo di Chierici Filosofi del 1938. Da sinistra seduti, dal quarto al nono posto: Don Dotto, maestro delle elementari a Foglizzo, Don Vincenzo Colombara, Direttore dell'Istituto, Mons. Antonio Gera, Prevosto di Foglizzo, Don Pietro Ricaldone, Rettor Maggiore, Don Giovanni Zolin, Ispettore, Don Lorenzo Nigra.

Foglizzo Canavese 1938.  - La Casa di Foglizzo, una delle ultime fondazioni di Don Bosco vivente, resta negli annali della Società Salesiana quale una preziosa reliquia che il Santo legò alle sollecite cure del suo primo successore, Don Michele Rua. Casa di formazione religiosa pei nostri chierici, essa è anche, come la intese il Fondatore, centro di azione cattolica per la popolazione del paese. La celebrazione del 50° anniversario della morte di S. Giovanni Bosco fu quindi una festa per tutto il paese, fiero di avere il quarto Successore del Santo ad inaugurare e benedire i nuovi magnifici locali che, mentre rendono più bella e grandiosa la Casa, soddisfano al numero crescente dei chierici del nostro Studentato filosofico e alla rigogliosa fioritura del locale Oratorio festivo. I promotori vollero far rivivere col 25 aprile u. s. la giornata del 20 ottobre 1886, quando, 52 anni fa, Don Bosco si portò per la prima volta a Foglizzo per dare inizio all'Opera salesiana. Sul medesimo piazzale, pressochè alla medesima ora, dove e quando venne accolto il Santo, fu ricevuto il suo quarto successore Don Pietro Ricaldone. Nella entusiastica accoglienza che egli ebbe vibrava l'eco dell'accoglienza che la popolazione di Foglizzo aveva fatto al Santo ; non pochi dei presenti, allora giovanetti, potevano ricordare e quindi testimoniare che l'idea salesiana, allora in germe, ora fiorentissima, ebbe sempre nel cuore dei Foglizzesi un culto ed un amore fatto di slancio e di entusiasmo. Salutato dal suono delle campane, il nostro Rettor Maggiore si trovò di fronte autorità, scolaresche, associazioni e tutta la massa del popolo che gli si strinse attorno, come un giorno fece con Don Bosco Santo. Il Dottor Andreotti, segretario comunale, gli diede il benvenuto come rappresentante del Municipio, e con l'affetto dell'ex-allievo. Quindi s'avanzò, splendida nella fiammante divisa, la nuova banda strumentale formata dagli allievi dell'Oratorio festivo, che, ricevuta la sua benedizione, si pose in testa del corteo e lo guidò per la via principale all'Istituto salesiano. Don Ricaldone tagliò i nastri simbolici, ed, entrato nei nuovi locali dell'Oratorio festivo, li benedisse solennemente. Poi sedette nel vasto cortile, sotto l'ombra degli ippocastagni, dove, in una breve accademia, ricevette l'omaggio dei bambini, dei giovani dell'Azione Cattolica, degli ex-allievi, dei chierici studenti. Applauditissimo il raffronto che il direttore dell'Istituto fece tra l'indimenticabile giornata e quella di 52 anni prima. Il Rettor Maggiore rispose con un paterno discorso ringraziando il paese dell'affetto inalterabile con cui circonda l'Opera salesiana e rievocando le glorie dell'Istituto che ha già dato alla Chiesa ed alla Società Salesiana Cardinali, Vescovi, missionari e martiri. Al termine del discorso il buon Padre alzò la destra e tutta la massa del popolo si inginocchiò a ricevere da lui, pegno di favori celesti, la benedizione di Maria Ausiliatrice.

Gruppo di Chierici Filosofi del 1961 - 62. Da sinistra , seduti: il secondo è Don Giacomo Morgando; il settimo è Don Egidio Bongioanni, Direttore

 

 

 

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